Dal sito dei silent_threats ho tratto questa simpatica descrizione della prima partita di softair, magari da far leggere a chiunque voglia provare, giusto per prepararlo un pelo...
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La prima partita è uno shock: ti senti perso.
Nessuno ti dice niente, ti spiega niente: tu segui e zitto, non fare casino. Sbrigati e Aspetta, come dicono nell’Esercito Americano. Scoprirai che la solitudine ed il fatto di non sapere mai che stia succedendo ti accompagnerà per tutta la tua carriera.
Non fa paura incontrare l’avversario, spaventa il non sapere: non sapere se si sta andando avanti o indietro, se quell’ombra lì davanti è quello che devi seguire o un albero, se il rumore a destra l’hai sentito o te lo sei solo immaginato.
Fa paura essere messo da solo da qualche parte ad aspettare, per fare un arresto volante contro l’avversario in avanzata: sei lì fermo, con tutti gli insetti di questo mondo che ti assaggiano, gradiscono e invitano gli amici. Aspetti, aspetti ore, aspetti una vita… Nel silenzio, i tuoi pochi movimenti sembrano creino un rumore esagerato: i cespugli si muovono.
No, nessun rumore, le foglie sono ferme, ma quella piantina non era lì, sono convinto che era più in là; anche quelle spine laggiù, erano più vicine all’albero.
Scherzi della tensione. Senti una raffica più avanti, altre due: la coppia davanti a te ha finalmente visto l’avanguardia degli "altri". Silenzio, tutto finito.
Aspetti ancora… Aspetti… Un fruscio a sinistra: il vento? No, arriva! Un’ombra, avanza veloce. Alla fine ecco una sagoma. Imbracci, pianissimo, facendo un casino dannato. Non ti ha sentito? No, avanza ancora. É a non più di dieci metri.
Lasci partire una lunga raffica, lo prendi in faccia. "Preso! ... Ho detto preso! .. Vaffan...", urla, è il tuo socio, quello avanti a te. Una raffica da chissà dove, una strisciata di pallini di traverso sul petto: ahia. Gridi "colpito", ti alzi e ti guardi in giro. Boh? Cerchi chi ti ha sparato: nessuno. Ti allontani, col fucile sulla testa, mentre la tua "vittima" bestemmia a mezza voce.
Spaventato? Un po’ rude come inizio? Meglio avvertirti subito: il Soft Air non è uno sport per mammole, e se non ti regge il fegato ad un po’ di tensione e all’adrenalina che pompa, datti al modellismo o al giardinaggio.
Non sempre va a finire proprio così, ma è meglio che entri in questo ordine di idee.
Le partite a Soft Air variano moltissimo: dalle semplicissime operazioni di attacco e difesa, ad obbiettivi multipli con percorsi obbligati, messaggi da recuperare lungo la strada etc..
Ti può capitare di tutto, dall’attacco all’arma bianca ad una postazione impossibile, a rintanarti in un roveto aspettando, da solo; correre a rotta di collo in un campo di grano senza vedere più in là di un metro o strisciare lentamente in un fossetto. Canali, buche, fango, erba, cannibali, nulla è impossibile: dove c’è terra, c’è gioco.
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La prima partita è uno shock: ti senti perso.
Nessuno ti dice niente, ti spiega niente: tu segui e zitto, non fare casino. Sbrigati e Aspetta, come dicono nell’Esercito Americano. Scoprirai che la solitudine ed il fatto di non sapere mai che stia succedendo ti accompagnerà per tutta la tua carriera.
Non fa paura incontrare l’avversario, spaventa il non sapere: non sapere se si sta andando avanti o indietro, se quell’ombra lì davanti è quello che devi seguire o un albero, se il rumore a destra l’hai sentito o te lo sei solo immaginato.
Fa paura essere messo da solo da qualche parte ad aspettare, per fare un arresto volante contro l’avversario in avanzata: sei lì fermo, con tutti gli insetti di questo mondo che ti assaggiano, gradiscono e invitano gli amici. Aspetti, aspetti ore, aspetti una vita… Nel silenzio, i tuoi pochi movimenti sembrano creino un rumore esagerato: i cespugli si muovono.
No, nessun rumore, le foglie sono ferme, ma quella piantina non era lì, sono convinto che era più in là; anche quelle spine laggiù, erano più vicine all’albero.
Scherzi della tensione. Senti una raffica più avanti, altre due: la coppia davanti a te ha finalmente visto l’avanguardia degli "altri". Silenzio, tutto finito.
Aspetti ancora… Aspetti… Un fruscio a sinistra: il vento? No, arriva! Un’ombra, avanza veloce. Alla fine ecco una sagoma. Imbracci, pianissimo, facendo un casino dannato. Non ti ha sentito? No, avanza ancora. É a non più di dieci metri.
Lasci partire una lunga raffica, lo prendi in faccia. "Preso! ... Ho detto preso! .. Vaffan...", urla, è il tuo socio, quello avanti a te. Una raffica da chissà dove, una strisciata di pallini di traverso sul petto: ahia. Gridi "colpito", ti alzi e ti guardi in giro. Boh? Cerchi chi ti ha sparato: nessuno. Ti allontani, col fucile sulla testa, mentre la tua "vittima" bestemmia a mezza voce.
Spaventato? Un po’ rude come inizio? Meglio avvertirti subito: il Soft Air non è uno sport per mammole, e se non ti regge il fegato ad un po’ di tensione e all’adrenalina che pompa, datti al modellismo o al giardinaggio.
Non sempre va a finire proprio così, ma è meglio che entri in questo ordine di idee.
Le partite a Soft Air variano moltissimo: dalle semplicissime operazioni di attacco e difesa, ad obbiettivi multipli con percorsi obbligati, messaggi da recuperare lungo la strada etc..
Ti può capitare di tutto, dall’attacco all’arma bianca ad una postazione impossibile, a rintanarti in un roveto aspettando, da solo; correre a rotta di collo in un campo di grano senza vedere più in là di un metro o strisciare lentamente in un fossetto. Canali, buche, fango, erba, cannibali, nulla è impossibile: dove c’è terra, c’è gioco.